Padre Antonio Maria Losito nominato «Venerabile»

Riconosciute le virtù eroiche del «Servo di Dio» CANOSA. Il “Servo di Dio”, padre Antonio Maria Losito è stato nominato «Venerabile» da papa Francesco che, mercoledì 30 settembre, ricevendo in udienza privata il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, ha autorizzato il dicastero a promulgare il decreto riguardante le virtù eroiche del Servo di Dio. La Chiesa ha dunque conclamato «l’eroicità delle virtù» della vita cristiana di Losito, ultimo passo verso la beatificazione, un passaggio importantissimo del processo di canonizzazione. «Con il decreto di Papa Francesco che dichiara Antonio Losito Venerabile, si aggiunge un altro tassello, dopo quello del Venerabile Mons. Giuseppe Di Donna, al mosaico di santità che la Diocesi di Andria va componendo nella sua storia preziosa per la Chiesa e la società pugliese» ha detto don Mario Porro, vicepostulatore della causa di beatificazione. Ma chi è Padre Antonio Maria Losito? Nato a Canosa il 16 dicembre 1838, «fu educato in una solida pietà». Il 24 novembre 1855, per seguire meglio il Signore, entrò nel noviziato dei Redentoristi a Ciorani (Sa). L’anno successivo emise i voti (24 ottobre). Il Servo di Dio compì gli studi a Materdomini (Av), vicino al Santuario di S. Gerardo Maiella, e fu ordinato sacerdote il 5 aprile 1862. Mentre si preparava per svolgere un apostolato più diffuso, a causa della soppressione degli istituti religiosi, fu costretto a tornare al suo paese di nascita. Per vent’anni svolse il suo ministero sacerdotale nella sua città e nel territorio pugliese circostante. Soltanto nel 1887 fu in grado di rientrare nella ricostruita Congregazione del SS. Redentore. Padre Losito fu destinato a Pagani, dove svolse l’incarico di seguire spiritualmente gli studenti redentoristi che si preparavano per il sacerdozio. Nel 1907 fu nominato Rettore della comunità e, nel 1909, Superiore Provinciale dei Redentoristi napoletani. «Il Servo di Dio fu sempre fragile di salute e, dal 1890, fu colpito da paralisi agitante. Da allora - continua don Mario Porro - fu molto evidente la sua pazienza, il suo amore alla Croce, che si aggiungevano al suo amore per le anime. Si dedicò molto alla direzione spirituale e alle confessioni, essendo infatti molto richiesto da persone di ogni ceto che erano desiderose di perfezione. Tra questi spicca il beato Bartolo Longo, fondatore del Santuario di Pompei, sua moglie, diversi prelati e sacerdoti. Fu anche richiesto da San Pio X, da Benedetto XV e da diversi Cardinali, che lo volevano sentire in diversi casi delicati. Fu anche l’intervento di padre Losito a dissipare alcuni equivoci sorti, ad opera di persone estranee, tra la Santa Sede e il beato Bartolo Longo, aiutando addirittura in ciò che fu l’opera per i carcerati promossa da Longo. Negli ultimi anni di vita, il Servo di Dio patì ancora di più le malattie che sopportò con grande mitezza e senza lamentarsi. Da questi problemi è sorto il tumore che, con il passare del tempo, lo portò alla morte, il 18 luglio 1917, a Pagani. Quando il Servo di Dio morì, i funerali furono in un ambiente di venerazione e di festa, perché era voce comune che fosse morto un santo». «La fama di santità che ebbe in vita, l’ebbe anche nel momento della morte e dopo la morte - conclude don Mario Porro - Nel 1983 i resti mortali del Servo di Dio furono traslati a Canosa, essendo tumulati nella concattedrale di San Sabino. La sua causa di beatificazione inizia nel 1938 e oggi viene dichiarato venerabile». La città di Canosa oggi è in festa. PAOLO PINNELLI