Page 340 - Positio II
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                         cio che gli uomini possono sapere, trovano che non sanno nulla, imbat-
                         tendosi in quella medesima ignoranza donde eran partiti".
                              Quest'ultimo estremo, che il Papa, chiama "ignoranza dotta"      è
                         l'effetto 0 di poveri studii 0 d'un lume soprannaturale, divino.
                              Giacché la vera scienza e sapienza umana è esclusivo dono di Dio; e
                         di sua provenienza, anche per gli studiosi e sapienti deI secolo. Orbene;
                         questo lume soprannaturale, invase subito il P. L. fin da giovinetto, che a
                         soli 19 anni già si enumerava spontaneamente tra i componenti la Con-
                         gregazione liguorina.
                              E questa luce divina crebbe in lui, non tanto per opera di studii,
                         quanta per virtù sovrumana, proclamando ed applicando egli, opere fatti-
                         ve sul detto di S. Paolo: Sapientia enim mundi, stultitia est apud Deum. l
                         Cor. 9,19.
                              E corse, corse veloce e geniale, in mezzo a costumi angelici che
                         natura gli aveva dato, le vie differenti e late della sola scienza di Dio, di-
                         sprezzando deI resta tutte le vanità e le lusinghe di questa vita, gli onori e
                         i severi studii profani, avendo di mira, quaI fervente innamorato, solo le
                         virtù della Madonna e deI Crocifisso Signore.
                              Iddio guardava con speciale compiacimento questa sua creatura,
                         spuntata tra mezzo a due secoli di corruzione e di incredulità, di decaden-
                         za e di perfidia: XIX e XX secolo! E fra tanto orpello di lusinghiere, affa-
                         scinanti ebbrezze di sensualità e di raffinato gentilismo, tra tante smanie
                         di sete di oro e di odii, di sangue e di dominio terreno, il P. L., là,
                         nell 'umile cella, novello fraticello d' Assisi, inconscio direi quasi, della
                         malizia e dell 'egoismo brutale dei due secoli, ardentemente e con viva fe-
                         de pregava e beneficava l'umanità sofferente, studiando le maniere più fa-
                         cili, per rendere accessibile al popolo l'amore a Gesù sulla Croce; l'amore
                         a Gesù nel SS.mo Sacramento degli altari,
                              Ossequente alle regole del suo ordine fino alla scrupolo, partecipava
                         in pubblico ai fedeli , i tesori di quella carità infusagli da Dio ed alimentata
                         quotidianamente nell'incomprensibile Santo Sacrificio della Messa ed
                         all'ombra delle severe mura claustrali.
                              Semplice di costumi, gentile e cortese anche in educazione civile,
                         impassibile nell 'esercizio della carriera redentorista, compiva con zelo
                         apostolico e disinvoltura tenace dei proprio dovere, il mini stero deI reli-
                         gioso, deI confessore, deI missionario. La sua predicazione  è come la sua
                         conversazione, senza ambazi e sospetti umani, senza affett azioni e simili
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