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324                                    Angelo Giuseppe Dibisceglia

                l'episcopato  della Regione  Ecclesiastica  Salemitano-Lucana rile-
                vò fra  i sacerdoti la lettura di giornali e  di periodici considerati
                ostili alla Chiesa e alla religione cattolica,  riscontrando tra i fe-
                deli la diffusa indifferenza nei confronti del pontefice e la limita-
                ta conoscenza degli indirizzi magisteriali. 17
                     Le  osservazioni dei vescovi  confermavano  il  perpetuarsi
                della  storica  chiusura  del  Mezzogiorno  all'introduzione  di  una
                pastorale fondata sul riferimento  a  Roma ed evidenziavano im-
                plicitamente il  ruolo antico  - e  mai venuto meno - svolto  all'in-
                temo della realtà ecclesiastica meridionale dalla città di  Napoli
                che,  con la vivace  effervescenza delle  sue  manifestazioni  devo-
                zionali,  continuava a  costituire  - anche  a  Novecento  inoltrato  -
                un  riferimento  quasi  spontaneo  e  naturale  per la  Chiesa  meri-
                dionale,  a  dimostrazione  di  come  il  contesto  storico  che  aveva
                legato il Mezzogiorno al Regno delle Due Sicilie si fosse protrat-
                to - secondo l'interpretazione del meridionalista Raffaele De Ce-
                sare  - oltre  «la  fine  di  quel  regno».  18   Sintetica - ma soprattutto
                sintomatica - la descrizione  redatta sull'argomento nel 1914 da
                Nicola Monterisi, parroco dal 1908 a Barletta - sua città natale -
                eletto  alla  sede  vescovile  di  Monopoli,  nel  barese,  nel  1913,
                promosso  arcivescovo  di  Chieti  nel  1919,  e  nel  1929 trasferito
                alla cattedra primaziale di Salerno, che guidò fino al1944: 19
                        n clero,  per la lunga abitudine  di  ricevere  comandi e  favori
                      da Napoli, aveva perduto di vista Roma. Fino a pochi anni fa qui
                      non si parlava affatto del Papa; le sue encicliche, anche quelle di
                      argomento esclusivamente  religioso,  restavano sconosciute,  non
                      che al popolo,  al clero  stesso;  nella predicazione,  salvo  qualche
                      raro  cenno  accademico  nelle  così  dette  "benedizioni",  non  si
                      trattava mai della sua dignità,  dei suoi diritti,  dei nostri doveri
                     verso di lui.  Ed  io  ricordo quando in una città meridionale  un
                      giovane oratore, pochi anni fa,  prese a trattare la prima volta di
                      proposito  del Papa,  quale  grata impressione  di novità  n'ebbe il

                      17   Cf.  G.  D'ANDREA,  Società  religiosa  e movimento cattolico  a Potenza  tra
                XIX e XX secolo,  in A.  CESTARO  (a cura di),  Studi  di  storia sociale  e  religiosa.
                Scritti in onore di Gabriele De Rosa, Editrice Ferraro, Napoli 1980, pp. 244-246.
                      18  Il  concetto è  qui ripreso  con riferimento al titolo del noto volume di
                R.  DE CESARE, La fine di un Regno, Lapi, Città di Castello 1895.
                      19  Sulla figura del vescovo, cf.  A.  FINO  - S. PALESE- V.  ROBLES,  Nicola
                Monterisi in Puglia, Congedo, Galatina 1989.
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