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P. IV - Cap. XI: Il popolo di Canosa: pellegrinaggi verso Pagani  125

                                Ricordo che io, già sacerdote, mi dovetti imporre ad aleu-
                                ni Canosini che avevano trattenuto tutta la mattinata il P.
                                Prefetto a dare loro udienza nella cappella oratoria di S.
                                Alfonso.
                                Era passato mezzogiorno, stavamo in ricreazione, quando il
                                fratello che l'accudiva mi disse che era ancora trattenuto
                                dai suoi compaesani.
                                Mi portai da lui ed alzando la voce mi dovetti imporre, al-
                                trimenti l'avrebbero trattenuto fino alla sera digiuno.
                                TI padre Losito, col capo chinato, ascoltava con somma pa-
                                zienza, senza dare segno di fastidio 0 manifestare la neces-
                                sità impellente.
                                Pareva che avesse un' affezione speciale per i canosini e fa-
                                ceva festa quando veniva specialmente don Enrico Samele;
                                veramente con tutti usava somma carità e ~azienza nell' a-
                                scoltare e consolare tutti senza distinzione". 35



                  6. Testimonianze processuali.

                       Poche le testimonianze processuali, parzialmente ripetitive.
                       Anche da cio si evidenzia come nelle singole necessità e calamità si
                  scriveva al SD e si domandava consiglio e preghiere e come egli a tutti ri-
                  spondeva servendosi di vari segretari.

                                a) "Nessun opuscolo sè che avesse stampato il SD, pero
                                nelle singole necessità, calamità e miserie occorrenti ai vari
                                bisogni, si scriveva a lui, si domandavano consigli e pre-
                                ghiere, ed egli in ogni evenienza ris~ondeva con carità da
                                confortare, consolare, e far sperare"." 6

                                b) "Aveva una vasta corrispondenza spirituale con tutti i
                                ceti di persone, e per la impossibilità prodotta dalla malat-
                                tia, si lasciava aiutare in queste corrispondenze da noi altri,
                                senza mai lasciar trapelare a chi scrivesse e le domande che
                                gli rivolgessero, perchè da uno faceva scrivere la lettera e
                                da altri l' indirizzo sulla busta.

                       235 G. PALMIERI, Ricordi, pp. 4·7.
                       236 Summ., p. 46, § 139.
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