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P. v - Cap. XIII: Padre Antonio Losito Prefetto degli studi (1887-1907)  169

                        Anche camminando usava tutte le cautele per non far rumore, spe-
                   cialmente durante il riposo del giorno ed il rigoroso silenzio della sera.
                        Benché soffriva di cuore e di altri acciacchi, si faceva sempre la di-
                   sciplina comune due volte la settimana, anche durante l'inverno usando
                   spesso delle catene con cui si batteva le braccia e le gambe.
                        Con allegrezza accompagnava gli studenti a lavare i piatti e le seo-
                  delle e invece del sapone faceva usare la cenere e qualche corteccia di li-
                  mone spremuto, per una migliore pulizia.
                        Benché tremante, serviva una volta a settimana a tavola e metteva
                  somma diligenza affinehe non fosse mancato nulla.
                        Nel prendere le posate col canestrino, faceva la genuflessione fino a
                  terra, dinanzi al Provinciale 0 Rettore della Casa.
                        Tanto amore per gli studenti non impediva lare di essere esonerati
                  da qualche rimprovero .
                                 "Un venerdi Santo - scriveva P. Palmieri - mi chiamè a
                                 colloquio e, dopo avermi interrogato sul come stessi, sul
                                 come me la passavo nell'orazione e nell'esercizio delle
                                 virtù, cominciè a farmi un fervorino pesante sul mie ri-
                                 sentimento, non riuscendo a frenarmi ed essendo subito
                                 pronto a rispondere e a rintuzzare il ragionamento. li P.
                                 Losito parlava e parlava con fortezza e con calore, mi
                                 sentivo piccino piccino, sudavo freddo, mi pareva di stare
                                 nella tortura e non seppi dire una parola di scusa od altro.
                                 Egli certamente si accorse della profonda impressione
                                 prodottami dal suo parlare, ragion per cui, mutando tono
                                 mentre prima aveva detto che il mie carattere faceva du-
                                 bitare della vocazione, poi cominciè ad esortarmi a prega-
                                 re, ad impegnarmi, a frenarmi. Mi consigliè di recitare un
                                 Pater ed un Ave a S. Francesco Di Sales per ottenere la
                                 dolcezza e mi diede anche una immaginetta. Quindi, con-
                                 cludendo, mi invitè ad andare a vedere la processione
                                 dell'Addolorata che passava dinanzi al collegio. Cio mi
                                 fece impressione, perché era solito quando permetteva
                                 agli studenti di guardare qualche processione, raccornan-
                                 dare di non accostarsi mai alle finestre".293


                        293 G. PALMIERI, Ricordi, pp. 42-44.
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