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VOTO V 39
sicuro che il Signore avrebbe in ogni modo provveduto. Cercò di
infondere la stessa pazienza agli altri con l’insegnamento e
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l’esempio . Come scrisse De Feo nell’elogio funebre, il Servo di
Dio era infine umilissimo:
«P. Antonio, che s’imponeva con le sue virtù e trascinava all’ossequio,
avrebbe potuto dominare tutti; ma era soggetto a tutti, sino agli uguali e
inferiori. Era umilissimo; perciò gli era facile l’ubbidienza. Tale virtù per sé è
la più difficile ed, esercitata a perfezione, è un grande eroismo. Essa importa
non aver proprio giudizio in nessuna cosa; ma, sottoporlo sempre a quello
degli altri; non possedere più volontà propria, ma riformarla in tutto alla
volontà altrui. Da ciò risulta chiaro che una persona, che esercita una perfetta e
cieca ubbidienza, muore al mondo e a se stessa. E P. Antonio era morto al
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mondo, al proprio giudizio, alla propria volontà» .
Da Gesù, il Servo di Dio imparava continuamente a essere
mite e umile di cuore. Si umiliava davanti a chiunque e badava ai
servizi più umili senza ripugnanza, pur avendo ricoperto grandi
responsabilità (Superiore di comunità, Provinciale, Delegato del
Papa, Predicatore all’episcopato Salernitano Lucano, ecc.). Amava
i poveri e gli ultimi e per quanto la salute e la santa Regola glielo
permettevano, si prodigava al loro servizio. Le continue lodi che
riceveva lo mettevano in imbarazzo, e cercava sempre modi e
occasioni per sottrarsene. Ad esempio, quando nel 1912, in
occasione del suo 50° giubileo sacerdotale vennero da Roma il
Cardinale Van Rossum (venuto con una lettera di auguri e un
regalo del Papa Pio X: un calice di oro massiccio) e il Rettor
Maggiore Patrizio Murray, il Servo di Dio disse che c’era grande
festa non tanto per lui, quanto per gli eminenti ospiti.
5. Fama di santità
Le testimonianze biografiche e processuali attestano la fama
sanctitatis del Servo di Dio, in qualche modo correlativa
all’eroicità delle sue virtù. La Biographia documentata ha
dedicato ben tre capitoli alla fama di santità e dei segni in vita
(cap. XVIII), in morte (cap. XIX) e dopo la morte (cap. XX) del
28 Cf. ad esempio Summarium, § 446, p. 129.
29 A. De Feo, Elogio funebre, pp. 18-19; qui cit. in Informatio, p. 55.