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VOTO IX 101
Profonda umiltà caratterizzò il Servo di Dio, che mai volle
onorificenze e riconoscimenti per quanto operato, come avvenne al
termine del servizio di Visitatore Apostolico, presso la comunità
benedettina di Montevergine. Spesso, in Comunità, svolgeva i
servizi più umili. Per il cinquantesimo di ordinazione presbiterale,
fece in modo che le attenzioni andassero alle autorità
ecclesiastiche che parteciparono, più che alla sua persona. Spesse
volte si inginocchiava anche dinanzi ai giovani studenti. Depone
un teste: «La sua umiltà era profonda. Mai parola di sé»
(Summarium, p. 143).
Fortezza
Il Servo di Dio affrontò con fortezza le diverse tribolazioni,
soprattutto le tante malattie che la vita gli riservò, senza mai
perdere la dolcezza nel tratto. Depone un teste:
«Non fu fortezza rude, ma temperata dalla dolcezza, per mezzo della
quale conquistava le anime» (Summarium, p. 148).
Temperanza
Il Servo di Dio fu temperante nelle varie necessità corporali,
quali il dormire e l’assunzione del cibo. Assumeva qualche
alimento in più soltanto quando era cibo ordinario.
Pazienza
La ritroviamo in ogni atto del Servo di Dio e verso tutte le
persone, anche quelle importune o che approfittavano della sua
bontà. La esercitò particolarmente quando era impossibilitato, a
causa delle sue infermità, e nei riguardi dei peccatori,
persuadendoli a ritornare a Dio. Depone un teste:
«Paziente in sommo grado. Io so come lo sballottavano a Canosa nella
folla. Sempre un sorriso» (Summarium, p. 178).
Ubbidienza
Il Servo di Dio fu obbediente verso tutti, studenti e Superiori
– ad esempio, quando il Provinciale lo richiamò alla vita
comunitaria, e il Servo di Dio prontamente obbedì, nonostante i
medici Canosini gli sconsigliassero di tornare a Pagani, e che gli