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VOTO III                             23



                         4. Virtù teologali

                         Il  Servo  di  Dio,  uomo  di  animo  profondamente  religioso,
                   coltivò  costantemente  la  fede,  vissuta  principalmente  come
                   abbandono  fiduciale  in  Dio  Padre.  Questa  era  anche  la  sua
                   testimonianza essenziale, per trasmettere un senso di fede reale e
                   operativo  in  ogni  vicenda  della  vita.  La  cordialità  nel  rapporto
                   con  Dio  trovò  una  espressione  consona  nella  sua  devozione  al
                   Sacro Cuore e il senso della presenza di Cristo ebbe nel mistero
                   eucaristico riferimento liturgico privilegiato. Il Servo di Dio fu un
                   sacerdote  veramente  innamorato  dell’Eucaristia.  Tale  pietà
                   eucaristica si collocava in una intensa vita di preghiera: parenti,
                   concittadini  e  confratelli  sono  stati  testimoni  della  preghiera
                   assidua del p. Antonio Losito.
                         Il  Servo  di  Dio  mostrò  la  grande  devozione  mariana  con  i
                   momenti  di  preghiera  di  intercessione,  di  venerazione  e  di
                   ringraziamento.  Antonio  Losito  si  nutrì  continuamente  della
                   devozione mariana di Sant’Alfonso, dimostrandosi impregnato del
                   carisma  della  propria  famiglia  religiosa  redentorista.  Il  Servo  di
                   Dio promosse la devozione alla Madre di Dio.
                         Caratteristica  della  vita  spirituale  del  Servo  di  Dio  fu  la
                   perseveranza  nella  speranza  in  ogni  circostanza  e  nelle
                   contraddizioni  più  severe,  riconoscendo  sempre  il  senso  della
                   propria  missione.  Il  redentorista  Antonio  Losito  seppe  infondere
                   tale virtù nelle persone davanti a compiti straordinari come quelli
                   intrapresi  dal  beato  Bartolo  Longo  e  la  sua  consorte,  la  contessa
                   Marianna De Fusco, davanti a gravi penalità naturali, e davanti alla
                   malattia  e  alla  morte.  La  sua  parola  e  il  suo  esempio  trascinava
                   effettivamente le persone che si vedevano rincuorate.
                         Le  testimonianze  e  il  materiale  epistolare  offrono
                   coerentemente la figura di un uomo di Dio, che viveva l’unione con
                   Dio come relazione di amore, con la gratitudine del dono accolto e
                   con la prontezza per una offerta piena di vita. L’amore verso Dio era
                   il  messaggio  essenziale  e  ricorrente  negli  interventi  del  Servo  di
                   Dio,  sollecito  perché  le  persone  facessero  l’esperienza  della
                   benevolenza  di  Dio.  Nel  suo  impegno  come  formatore  dei
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