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VOTO VII                              79

                   fedele  nell’osservanza  della  legge  divina  e  dei  precetti
                   ecclesiastici. Fu sempre giusto verso tutti: rispettoso dei superiori e
                   dei  confratelli,  equanime  ed  imparziale  nella  formazione  dei
                   giovani,  sensibile  ai  diritti  altrui,  in  particolare  dei  più  deboli,
                   mostrando  sensibilità  per  la  giustizia  sociale,  in  un’Italia
                   meridionale che attraversava un periodo davvero difficile. Il Servo
                   di Dio, infatti, si immedesimava nei problemi altrui e soffriva per
                   le ingiustizie che affliggevano parte della popolazione, cercando di
                   portare  aiuto  e  conforto,  come  si  evince  non  soltanto  dalle  fonti
                   processuali e biografiche ma anche dai suoi scritti. Era sincero e
                   leale,  irreprensibile  quanto  ad  onestà  e  correttezza,  rispettava  la
                   dignità  delle  persone,  senza  far  preferenze,  facendosi  amare  da
                   tutti sia per la sua bontà sia per la sua rettitudine ed esattezza. Il
                   Servo  di  Dio  dimostrò  Fortezza  eroica  in  ogni  periodo  della  sua
                   vita: fortezza nella fede; fermezza e dolcezza, senza alcuna forma
                   di autoritarismo, nella formazione degli studenti e dei fedeli e nel
                   governo,  secondo  il  celebre  motto  “fortiter  et  suaviter”;  serenità
                   interiore  anche nelle circostanze avverse, senza scoraggiamenti o
                   sbalzi  d’umore;  coraggio  e  forza  d’animo  nelle  difficoltà  interne
                   alla  vita  religiosa  e  nella  difficile  situazione  sociale  e  politica
                   dell’epoca (i moti rivoluzionari del 1860, le leggi italiane ostili agli
                   istituti  religiosi,  il  brigantaggio,  la  miseria  di  gran  parte  della
                   popolazione); una pazienza straordinaria, esaltata da molti testi, nel
                   sopportare molti disagi (per esempio quello di aver vissuto tanto
                   tempo  in  una  stanza  umida  e  fredda  nonostante  la  malferma
                   salute),  nell’affrontare  senza  lamentarsi  le  malattie  (cardiopatia,
                   artrite,  continue  polmoniti  e  infine  il  cancro  alla  vescica),  e  nel
                   prepararsi serenamente alla morte. La pazienza esercitata dal Servo
                   di Dio in grado non comune si poteva inoltre apprezzare nel suo
                   modo di trattare le persone: egli era abitualmente mite, sorridente,
                   sapeva  aspettare  il  momento  opportuno  per  consigliare  e
                   correggere,  sopportava  ingiuste  critiche  o  insolenze  cercando
                   sempre  di  sdrammatizzare,  senza  scomporsi  né  alterarsi.  Per
                   quanto  concerne  la  virtù  della  Temperanza  emerge  molto
                   chiaramente  dalla  Positio  che  la  vita  del  Servo  di  Dio  era
                   caratterizzata da una severa ascesi, per il suo non comune spirito di
                   sacrificio e per le mortificazioni e le penitenze corporali e morali
                   cui  abitualmente  si  sottoponeva.  Il  Servo  di  Dio  era
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